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Boris, che fuoriserie

Boris – “la fuori serie italiana”

 

Boris è una serie televisiva prodotta dal 2007 al 2010 diffusa inizialmente attraverso la televisione satellitare tematica e solo dal 2009 è stata trasmessa in chiaro sul canale “cielo” (ancora senza una copertura nazionale). Nonostante questa apparente limitazione ha riscosso un gran successo (nel 2011 è uscita l’edizione per il grande schermo “Boris- il Film”) ed una diffusione tale da far entrare alcuni tormentoni linguistici nel linguaggio giovanile. Il modo migliore per entrare subito nel nocciolo del successo è analizzare il sottotitolo “la fuoriserie italiana”. Perché questo titolo? Analizziamo il contesto in cui si inserisce. Gli anni 2007-2010, sono gli anni in cui l’offerta di fiction televisiva è fortemente influenzata da prodotti americani (Lost, CSI, Doctor House) e le tipiche serie televisive italiane (distretto di Polizia, Don Matteo, etc). Boris non è una serie poliziesca, né del genere hospital, nè una pura sit-com, prendo un po’ di tutto mescolando gli ingredienti con armonia, intelligenza e soprattutto molta autoironia. Ne esce un prodotto completo ed appunto “fuoriserie”.

Boris rappresenta una voce fuori coro, prende in giro se stessa ed il mondo della fiction italiana rappresentando un mondo che sposa perfettamente due aspettative del pubblico: la conferma di alcuni luoghi comuni (raccomandazioni, droga, etc) e la sensazione di appagamento per la curiosità intrinseca nel nostro tessuto sociale di conoscere il mondo della televisione. Ma, diversamente da quello che potrebbe sembrare, non racconta un mondo lontano dal pubblico, anzi, attraverso temi come il precariato, la difficoltà di fare un lavoro di qualità, e soprattutto attraverso la caratterizzazione forte dei suoi personaggi, lo spettatore è in grado di immedesimarsi in un mondo altrimenti a lui molto lontano. Riesce quindi ad essere, nello stesso tempo, rappresentazione sociale dell’attuale tessuto italiano e strumento di proiezione dello spettatore nel mondo della fiction. Riesce a conquistare il pubblico inserendo lo spettatore (tipicamente un pubblico giovane) in un crocevia di temi, citazioni, messaggi e linguaggi giovanili. Attraverso l’autoironia, cavalca l’opinione pubblica sul fatto che il prodotto di serie italiana televisiva è un prodotto di bassa qualità, in un contesto di una produzione televisiva italiana piena di raccomandati e con poca concorrenza.

La serie (una tipica serie serializzata) è capace di conquistare lo spettatore sia nel singolo episodio che in tutta la serie, la storia intra-episodio si intreccia con quella inter-episodio. Entriamo brevemente nella trama.

La serie ha come filone principale la lavorazione di una soap opera in un set televisivo. Lo spettatore viene quindi coinvolto in un “dietro le quinte” in cui conosce  diversi personaggi: gli attori, il regista, gli elettricisti, gli stagisti, la segretaria di produzione, etc… Ogni singolo personaggio ha una caratterizzazione molto forte e riconoscibile per tutta la serie, nascono così dei ruoli capaci di creare empatia con lo spettatore. Esiste lo stagista nel ruolo dello “schiavo” di tutti, un regista molto capace ma che esegue esclusivamente quello che gli chiede la produzione lavorando ampliamente sotto le sue capacità (citando la sua famosa frase “a cazzo di cane”), esiste il direttore delle luci drogato che sfrutta le eccellenti capacità del “suo” stagista, esiste l’attrice raccomandata, l’attore che si sente divo, l’elettricista che aspetta gli arretrati degli straordinari e la segretaria di produzione svogliata. Insomma, uno spaccato di ruoli e capacità della nostra italia inseriti in un contesto, quello televisivo, in cui l’opinione pubblica si aspetta altro. Due mondi così lontani non sono mai stati così vicini.

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Seguendo le puntate, lo spettatore scopre un piacere misto. Il singolo personaggio ricopre due ruoli, l’attore ed il personaggio interpretato nella soap-opera, la sceneggiatura ed il montaggio permettono di seguire perfettamente i due personaggi e le due storie; lo spettatore quindi può seguire due storie la fiction nella fiction. Quindi  Boris è soap-opera, ma anche sit-com, ma anche hospital (“gli occhi del cuore”, la soap-opera oggetto della produzione di boris è ambientata in un ospedale). Boris è un insieme di generi fortemente orientato alla commedia, capace di sfruttare le esigenze del pubblico su un tema (quello televisivo) pieno di preconcetti e curiosità.